Piero Forquet l’ho conosciuto prima di averlo incontrato. Lo conosco da sempre perché ogni essere umano su questo pianeta che ami il bridge conosce Piero Forquet. Piero in carriera ha vinto 15 volte i mondiali e 5 volte i campionati europei. Non credo che sia necessario aggiungere alcun commento a un tale palmares. Uno dei giocatori più forti della storia, secondo molti il più forte in assoluto, giudizi che, dall’altezza di chi scrive, sono impossibili da confutare.
Eppure Piero non l’ho conosciuto mai veramente, al tavolo era di poche parole, e io provavo un tale timore reverenziale nei suoi confronti da aver trovato il coraggio di rivolgergli la parola appena una manciata di volte.
Mi ricordo bene però l’ultima volta che l’ho incontrato al tavolo qualche anno fa durante un mitchell. Giocavo 4 cuori in una mano con 11 prese di battuta. Una di quelle mani che sembra che la dodicesima sia lì da qualche parte se riesci a trovare il giusto “schema di operazioni.” Dopo aver pensato credo tre minuti abbondanti mi arrendo ai miei limiti e scopro le carte “vi pago due quadri quando volete, non c’è niente da fare”. Immediatamente il mio compagno, mi riprende in maniera bonaria “Carlo questa cosa non si fa mai, tira tutte le carte fino all’ultima magari c’è qualche pezzo secco o gli avversari sbagliano a scartare….” Sandro Settimi lo interrompe con un sorriso “vabbè ma siamo tra signori e Carlo lo sa che noi non sbagliamo a scartare…” “non si fa mai” continua il mio compagno “magari in questa mano non fa differenza ma bisogna provarci sempre, Piero diglielo anche tu”. Piero intanto se ne stava in silenzio e mi pareva addirittura che se ne fosse andato con la mente altrove mentre teneva gli occhi abbassati con lo sguardo puntato verso il centro del tavolino. Alza lo sguardo verso di me e mi dice “Ha ragione, se tiri l’Asso di Fiori trasferisci la minaccia, c’è un doppio squeeze, ne fai sempre 12”. Inutile dire che era assolutamente vero, era un “colpo di Vienna” solo che io l’ho capito per bene solo a fine torneo con la testa incollata sul diagramma e le indicazioni del mio compagno; Piero in pochi secondi mentre era in controgioco. All’epoca io avevo meno di 40 anni lui più di 90 e mi ritrovai nell’inusuale situazione di invidiare la sua freschezza mentale. Questo è stato Piero per me, forte come un superoe, come se non costasse fatica, straordinario nel senso più letterale del termine.
Per quello che mi riguarda racconterò sempre con orgoglio del privilegio che ho avuto nella mia vita, di potermi sedere a un tavolo di bridge con Piero Forquet, la leggenda. Più di ogni altra cosa mi sento però di dedicare un pensiero affettuoso a chi lo ha amato, alla sua famiglia e ai suoi amici, oggi abbiamo perso tutti qualcosa, loro, naturalmente, infinitamente di più.
Carlo Maddalena
I Funerali ci saranno sabato 28 Gennaio alla chiesa di San Gioacchino, Via Orazio, alle ore 10.30