La settimana che va dal 4 all’11 luglio ha visto una Norvegia, precisamente Stokke (Oslo), piena di giovani europei in occasione dei “Campionati europei giovanili a squadre” (o meglio gli European Youth Team Championships 2019).
Come accade ormai da diversi anni, ogni nazione europea può iscrivere al detto campionato, in propria rappresentanza, ben 4 squadre: KIDS (under 16), YOUNGSTERS (under 21, anche detti cadetti), GIRLS (donne purchè under 26) e JUNIORS (ovvero under 26).
Obiettivo? Oltre alla vittoria del titolo europeo, si concorre anche all’ambita qualificazione ai Campionati del mondo giovanili ufficiali a squadre 2020, ai quali hanno diritto le prime 8 squadre europee per la competizione Juniors e le prime 6 squadre europee per tutte le altre competizioni.
Dall’Italia siamo partiti con solo 3 squadre, lasciando a casa i KIDS, e qui per noi si è registrata una prima delusione. Se da un lato dobbiamo ammettere che i kids campani sono sicuramente alle primissime armi e totalmente inesperti, è anche vero che da diversi anni tanti istruttori federali stanno portando il bridge in tante scuole campane e che, forse, la convocazione di qualche giovanissimo campano poteva essere l’occasione buona per attirare ancor di più l’interesse di istituti scolastici, genitori e professori: se poi ci aggiungiamo che l’iscrizione della squadra KIDS a questo europeo era gratuita (mentre, al contrario, per le altre competizione è previsto un pagamento) e che l’EBL (ovvero la federazione europea) offriva un contributo per vitto e alloggio dei Kids, allora l’amaro in bocca si accentua.
Tra i 18 ragazzi italiani partiti per Stokke troviamo due campani, ovvero i salernitani fratelli Lombardi, Antonio e Matteo, di 15 e 17 anni, tesserati “Sequoia”, entrambi convocati nella squadra under 21.
Da questa squadra si attendeva tanto, sia perché 2 di questi 6 giocatori hanno vinto, nel 2016, il titolo mondiale, sia perché il loro coach (Dario Attanasio) li ha tanto seguiti con vari allenamenti su BBO, sia perché ben 3 di loro sono figli d’arte e giocatori assidui.
Dopo una buona prima giornata, colorata da tre vittorie, è arrivato il buio ed i nostri giovani cadetti hanno registrato uno svariato numero di sconfitte, arrivando a toccare anche la penultima posizione. Quando anche la speranza di ottenere la qualificazione ai mondiali era svanita, ecco che i nostri under 21, con un (tardivo) guizzo d’orgoglio, portano a casa due belle vittorie e chiudono il campionato sesti, ultimo posto utile per accedere ai mondiali.
Provando ad essere un attimo oggettivi, però, dobbiamo fare delle amare considerazioni: questi nostri cadetti sono arrivati sesti in una competizione a solo dieci squadre, con un totale di 178,6 VPs su 18 incontri, quindi di poco sotto media. Difficile spiegare il perché di questa scarsa resa da parte di ragazzi che, normalmente, giocano molto bene, ma certamente una piccola colpa va attribuita ad uno scarso affiatamento di alcune coppie, avvertitosi soprattutto nel controgioco, ad una carenza di fiducia e di comprensione dello stile del compagno e, forse, ad un sistema troppo macchinoso per giovani che hanno poche occasioni per metterlo in pratica dal vivo e, quindi, per farlo davvero “proprio”.
In ogni caso, obbligatori sono i complimenti a Matteo e Antonio, e tanta è la nostra gioia nel sapere che questi due ragazzi (ancora minorenni nonché i più piccoli maschi della nazionale) avranno modo di fare un’altra esperienza e di migliorare lì dove sono stati più carenti.
La competizione più seguita è stata, però, quella degli under 26 dove, per i nostri colori, abbiamo visto scendere in campo Giovanni Donati, tra i più forti giocatori under 26 del mondo.
Nonostante la presenza di Giovanni, seguito ed amato da tanti, italiani e non, la nostra rappresentativa non è riuscita a conquistare l’accesso ai mondiali.
Di scivoloni ce ne sono stati troppi, ma quasi mai la sorte li ha assistiti in questa competizione che, nel complesso, è stata molto più complicata di quella degli under 21: tante le squadre formate da giocatori che abitualmente fanno coppia, tanti i professionisti e pochi i posti utili per la qualificazione ai mondiali (solo 8 su 23). Se a ciò aggiungiamo che i ragazzi in questione hanno tutti tanti impegni universitari e lavorativi che, uniti alle difficoltà logistiche, impediscono loro di formare coppie coese, allora comprendiamo il perché si
siano collocati solo al decimo posto. Restano, però, in media, la rappresentativa italiana migliore (oltre 11 Vps di media a incontro).
Chiudiamo il nostro resoconto con le GIRLS. Per quanto la squadra fosse molto giovane - a partire dal loro coach (Margherita Chavarria, classe 1992, e un palmares davvero raro) - le nostre ragazze hanno già una certa esperienza e piazzamenti in competizioni nazionali.
Nonostante ciò, le italiane hanno avuto di fronte giocatrici più mature, sia per gioco che per età (molte le over 20), con pregresse esperienze e titoli europei ed internazionali al collo, e non sempre sono riuscite a ben difendersi: hanno, infatti, chiuso la loro gara con un risultato sotto media ma, comunque, in sesta posizione, ultimo posto utile per l’accesso ai mondiali.
Prossimo appuntamento internazionale per i nostri azzurrini? Prima dei già citati mondiali ufficiali 2020, i nostri giovani potranno “esibirsi” il mese prossimo ad Opatija (Croazia) in occasione dei “World Youth Open Championships”, ovvero i campionati del mondo, sia a coppie che a squadre, a partecipazione libera, ai quali possono quindi partecipare “tutti gli under 26”, previa iscrizione, senza pregressi obblighi di qualificazione e in formazioni anche di diversa nazionalità.
Anche in questa occasione la nostra federazione ha deciso di convocare ben 18 giovani, sobbarcandosi l’intero costo della trasferta, e tra questi ritroviamo ancora una volta il nostro Matteo Lombardi oltre ad una nostra “vecchia” conoscenza, ovvero Anastasia Di Lorenzo, nata proprio da un corso di bridge tenuto in un liceo Salernitano da Pasquale Santoro.
Rossella Benincasa